Non è semplice scrivere in questo tempo.
Non è semplice rimanere in silenzio.

I pensieri sono tanti, spesso mi chiedo di chi sono veramente, quale fonte li abbia originati e veramente quanto controllo abbiamo su di essi, o meglio quali pensieri scelgo di tenere con me e quali lasciar andare in questo momento di iper-informazione: sembra che ce ne sia per tutti i gusti, opinioni e valori. Insomma, apparentemente, un vero caos, oppure per chi è convinto di avere la verità in tasca, un presunto ordine che dà sicurezza, finchè un’altra verità sostituirà per un po’ la precedente.

In questo periodo storico sta emergendo in modo visibile ed eclatante ciò che c’è sempre stato, ma che cerchiamo di evitare con tutte le nostre forze, e di non vedere: la precarietà della vita, della nostra presunta onnipotenza, e soprattutto la precarietà della verità.
Tutto può cambiare, sempre, da un momento all’altro, nessuno può dare certezze. E’ sempre stato così, ma è come se solo ora ce ne rendiamo veramente conto.
Questa precarietà è come una corrente del mare, andarci contro sarebbe come aver perso in partenza e andare verso il naufragio, forse anche se fa paura, va assecondata.

Sembra che le giornate e ciò che le compone ora abbiano un valore, un peso, una durata diversi, anche se sembrano molto simili una all’altra, forse proprio grazie alla precarietà siamo molto più attenti a ciò che accade dentro di noi e nelle relazioni con chi ci sta vicino e chi ci sta, inesorabilmente, lontano.

Ho la sensazione che dopo tanta “evoluzione”, siamo ancora incastrati rispetto alla percezione della malattia, del diverso, del nuovo, dello sconosciuto e soprattutto della morte. E’ molto delicato il parlarne pubblicamente, per il terrore – per molti siamo già andati ben oltre la paura – e il rifiuto che spesso sento e vedo rispetto a questi argomenti, in modo particolare alla morte. Ci sentiamo piccoli, impotenti, frastornati, disorientati, deboli verso ciò che non conosciamo. E cosa possiamo fare con noi stessi per rassicurarci in questo momento di “sospensione” e incertezza?
Ho la sensazione che è come se fosse un rifiuto imprescindibile, quello della morte, e proprio per questo ci mantiene in una situazione di eterno conflitto sia dentro di noi, perché non ne abbiamo il controllo e anche verso la realtà esterna che ci parla continaumente di morte e sofferenza. Credo ci manchi la consapevolezza che abbiamo iniziato a morire il giorno in cui siamo stati concepiti, e che la morte ci accompagna in ogni momento, ci ha sempre accompagnati, ma non l’avevamo mai vista, considerata come compagna di Vita.

Credo anche che è come se da adulti fossimo chiamati prima a sviluppare un attaccamento più sicuro, rispetto a quello che magari abbiamo vissuto nell’infanzia, per poi riuscire ad andare anche oltre all’attaccamento sicuro e imparare a lasciar andare non solo idee, situazioni, ma anche relazioni, persone per mantenerli vivi dentro di noi. Forse un giorno ci accorgeremo che quel attaccamento sicuro che tanto ci è mancato, che tanto abbiamo ricercato negli Altri, e che apparentemente la separazione e la morte negano in modo concreto, forse c’è sempre stato dentro di noi, e sempre ci sarà, al di là del tempo e dello spazio, al di là della limitata comprensione della nostra mente razionale. Credo sia necessario recuperare il rispetto per il mistero, il rispetto della nostra limitatezza mentale, e che la percezione e accettazione di questo porti la Pace, intesa come quel contenimento che ci permette di vivere, qui e ora, con serenità incondizionata. Ho la fantasia che non siamo ancora sufficientemente pronti ad essere così umili, autentici, coraggiosi, pazienti, fiduciosi, amorevoli, compassionevoli, uguali e uniti nella diversità, come la Vita ancora una volta ci sta chiedendo a modo Suo, infatti, siamo in cammino, e la Vita, come un amorevole e autorevole genitore, ci porterà dove è necessario che noi andiamo proprio per imparare, recuperare, riscoprire queste nostre virtù interiori, fonte di serenità e pace in qualsiasi condizione, ognuno con i suoi tempi e le proprie modalità.

E.M.